"Wendy, intenta a riordinare la soffitta, trova una vecchia scatola con dentro i ricordi della sua infanzia con Peter.
Grande è l'emozione quando vede due pupazzi che ritraggono lei e Peter quando erano bambini. In un attimo si trova immersa nel passato e inizia a giocare come faceva un tempo.
Peter, ormai grande, rientra a casa dopo il lavoro, trova Wendy con i suoi vecchi giochi. Ricorda con lei il momento del loro primo incontro e la convince a lasciare tutto perché è ora di tornare alla realtà e andare a dormire.
In quella stessa notte, nell’isola che non c’è, Capitan Uncino e il suo fidato Spugna sono alle prese con una battaglia contro le fate, e dopo averle sconfitte, fanno prigioniera Trilly. Costringono la fatina a fare da messaggera e la mandano da Peter per convincerlo a tornare e a battersi contro di loro."
Abbiamo immaginato che Peter un giorno abbia lasciato l’Isola che non c’è, che sia diventato grande e che si sia immerso in un quotidiano tutto casa e ufficio.
Un quotidiano che accomuna molte persone e che non lascia molto spazio per il bambino che abbiamo dentro, dove giocare è cosa di cui si occupano i piccoli, dove i problemi affollano la mente e offuscano la fantasia.
Se così fosse per tutti, allora l’Isola che non c’è potrebbe non esistere, e questa fiaba potrebbe non essere più raccontata! Per fortuna ci sono persone come Wendy che pur diventando grandi conservano immutato il loro aspetto legato all’infanzia.